lunedì 19 ottobre 2009

Vector Architects a Pechino






Nel comparto residenziale Guanganmen a Pechino, si colloca - minacciato dalle incombenti e smisurate masse degli edifici circostanti - il padiglione temporaneo progettato dai due giovani architetti cinesi Gong Dong e Hongyu Zhang, dal 2008 associati con il nome di Vector Architects. "Iniziamo a progettare individuando il problema: sia attraverso la definizione del programma e delle richieste del cliente, sia attraverso lo studio del contesto sociale, culturale, storico e urbano dell'intervento". Nel caso specifico, la società immobiliare CR Land voleva realizzare uno showroom che accogliesse circa 500 mq di spazi espositivi e, allo stesso tempo, fosse un vero e proprio manifesto delle tecnologie costruttive sostenibili da promuovere all'interno e per la durata (3 anni) del cantiere di un imponente comprensorio residenziale. Così, da un lato la necessità di garantire un facile e rapido assemblaggio in opera della struttura, ma anche la possibilità di un altrettanto agevole smontaggio, con ripristino delle condizioni iniziali del sito e riuso dei materiali impiegati; dall'altro l'esigenza di assicurare il minore impatto rispetto all'integrità del terreno e dei flussi pedonali esistenti, sono state tradotte in un elegante parallelepipedo dalle proporzioni allungate (7,60x58 m in pianta, per 5,75 m di altezza), sollevato dal suolo di circa 85 cm - per ridurre al minimo le operazioni di scavo e fondazione - con l'asse principale disposto in direzione est-ovest per favorire il migliore inserimento nel lotto. L'effetto di leggerezza e sospensione del volume è ottenuto attraverso un sapiente utilizzo dell'ossatura in acciaio: sei telai trasversali, posti ad un interasse costante di 10m e resi solidali da putrelle di collegamento, gravano su due coppie di travi longitudinali principali - alte 51 cm e nascoste nello spessore del solaio di calpestio - di cui le due più interne, distanti tra loro 4,80 m e arretrate di 1,20 m dal filo di facciata, poggiano direttamente sulle uniche sei coppie di pilastri che ancorano l'intera struttura al terreno. Il prisma, quindi, si presenta come un grande estruso cavo - libero al suo interno da elementi di sostegno - apparentemente librato al di sopra della quota del giardino come una singolare "installazione levitante". Tale immagine è ulteriormente rafforzata dalla configurazione delle testate, entrambe in aggetto di 4 m e tamponate da superfici arretrate interamente vetrate; quella a est, in particolare, definisce il principale vestibolo d'ingresso, a quota +1,60 m, profondo 6 m, inciso da una comoda rampa di scale. Peraltro, il sottile e ambiguo equilibrio tra natura e arteficio, tema da cui sostanzialmente prende le mosse e si sviluppa il progetto, trova il suo elemento nevralgico e straniante nell'involucro modulare in pannelli di prato (1x1 m) che fodera integralmente i due prospetti laterali e la copertura - a meno di alcune calibrature bucature quadrate o rettangolari, ritagliate liberamente nel rigoroso reticolo geometrico di base - triplicando, secondo l'intenzione declamata dagli architetti, la superficie sottratta al giardino per la costruzione del padiglione. Tale insolito rivestimento naturale, poi, oltre a entrare in risonanza con il prezioso verde dell'immediato intorno ed essere facilmente riciclabile, grazie alla sua inerzia termica consente di potenziare notevolmente le prestazioni energetiche dell'edificio, dimostrando ancora una volta che i progettisti hanno perseguito il criterio della sostenibilità non solo come "linea guida dell'intero processo progettuale e realizzativo", ma anche come strumento per ottenere la più alta efficienza dell'opera nel suo pur breve ciclo di vita.




Tratto da Materia 63

2 commenti:

L'armadio del delitto ha detto...

A Pechino! Niente male!

Anonimo ha detto...

Forte, mi ricorda il negozio Demeulemeester non so piu dove !

Oh e per l'altro mio blog non l'ho piu aggiornato, devo farci un articolo o due ma ora sono presa da un'altro progetto... comunque e