lunedì 25 luglio 2011

Gli alloggi del Campus Tor Vergata



Progettato da Ingenium RE dell'architetto Marco Tamino il campus prevede corti e grandi spazi per l'aggregazione e lo scambio culturale.

Le corti diventano centri di aggregazione di piccole comunità, ampi spazi collettivi per favorire lo scambio sociale e l'arricchimento culturale, reti di percorsi e aree comuni, inclusi giardini, per un articolato tessuto connettivo tra gli edifici. Un complesso di 1500 residenze per studenti, docenti e ricercatori. Il modello organizzativo proposto per Tor Vergata aggrega residenze, ma anche ambienti di studio, di soggiorno, di ristorazione e per il tempo libero, attorno ad una corte interna verde che, oltre a svolgere un importante ruolo bioclimatico, rappresenta anche lo spazio di incontro e di studio. Lo spazio verde centrale di cinque ettari è il fulcro delle 17 unità che compongono il complesso: un grande parco attrezzato per lo sport e la vita associata e dove, fatta eccezione per i transiti di servizio, sono ammessi solo percorsi pedonali e ciclabili, le auto restano fuori, nei grandi parcheggi. I volumi architettonici presentano geometrie elementari: la ricchezza del progetto risiede nel valore delle soluzioni spaziali, nella leggerezza, nella trasparenza e nel gioco dei colori, dei riflessi e delle penetrazioni visive e delle interazioni che annullano la consueta distinzione interno/esterno.
Un involucro leggero e traslucido in vetro grezzo retroventilato, alternato a rivestimenti in blocchi lapidei con effetti cromatici diversi ed il travertino romano, rivestono le murature, proponendo effetti architettonici inconsueti e creando al tempo stesso una efficace protezione climatica per lo spazio abitato.
La riproposizione del "tipo edilizio" della casa a corte, tipico della nostra tradizione storica, introduce benefici ampiamente sperimentati che producono regolazione termica e ventilazione naturale negli ambienti. Inoltre il cappotto termico, le pareti ventilate, gli schermi solari, si integrano con l'ottimizzazione degli impianti e l'utilizzo di energie rinnovabili.

venerdì 22 luglio 2011

il nuovo ristorante dell'Opéra Garnier





Lo scorso mese è stato inaugurato il nuovo ristorante dell'Opéra Garnier progettato dall'architetto francese Odile Decq. La realizzazione del ristorante dà continuità alla storia del Palais Garnier come indicato nel 1875 nel progetto definitivo di Charles Garnier. Dopo due tentativi non riusciti (1973 e 1992), 136 anni più tardi, il ristorante diventa realtà per mano di Odile Decq.
Nell'edificio, classificato monumento storico e quindi "tutelatissimo", si inserisce un intervento che, pur rispettando tutti vincoli a cui l'edificio è sottoposto, non si mimetizza, ma si impone con il suo carattere contemporaneo. Per raggiungere i 90 coperti in uno spazio piuttosto ridotto, si è pensato ad un mezzanino realizzato come una superficie continua, con sottili colonne appoggiati al pavimento in prossimità dei pilastri di pietra fino alle scocche di gesso bianco modellato a formare la balaustra al bordo di questa specie di vascello scivolato sotto la cupola. Una superficie che ricorda una nuvola che si sviluppa e si solleva tra gli elementi che già esistono ma che non tocca mai. Un'allusione alla forma fluida del fantasma il cui velo bianco scivola furtivamente nello spazio a coprirlo con il suo disegno proteiforme che sembra galleggiare sui convitati. Liberando lo spazio e aprendo la vista verso l'esterno. Per chi siede nelle concavità che il rosso dell'interno rende più accoglienti, la chiave di volta liberata dal suolo in basso e la volta della cupola sembrano sorprendentemente molto più vicini. La percezione dello spazio è distorta, non si capta più la simmetria della cupola, i punti i riferimento cambiano. E allora, per contrasto, lo spazio diventa più intimo e privato. Il rosso scende il grande scalone con fare teatrale e si espande al centro della sala inferiore per accogliere i tavoli e accompagnarli fino alla facciata. Sul fondo, vicino all'ingresso al cuore dell'Opéra, lo spazio comincia a chiudersi, si fa più privato in contrasto con il candore della sala, è l'atrio con il lunghi tavoli rossi continui. Al bordo un grande e lungo bar nero si insinua intorno a una colonna.




lunedì 18 luglio 2011

L'edificio simbolo della sostenibilità a Brooklyn



A Brooklyn, nel quartiere di Williamsburg, nasce il primo edificio a basso impatto ambientale ibrido, cioè che ospita sia residenze private sia uffici, di New York City.
Progettato dall’architetto olandese Mark Helder, è una delle poche costruzioni di NY ad avere una facciata fotovoltaica integrata nell’architettonico. L’orientamento a sud del lotto e la sensibilità nord europea dell’architetto ai temi ambientali hanno contribuito a creare i presupposti per un edificio che sfrutta al meglio l’irraggiamento solare e le tecnologie esistenti per un’ottimizzazione dei consumi. Tutta la progettazione e il funzionamento della palazzina ruotano intorno alla facciata solare, che ha una potenza installata di 4 kW e provvede a coprire oltre il 50% dei consumi energetici. Consumi che vengono controllati anche grazie all’ausilio di diverse tecnologie, ben oltre il solare.
Un sistema a pavimento radiante connesso a una caldaia ad alta efficienza permette di ridurre la spesa per il riscaldamento, e viene reso più efficiente grazie alla coibentazione dello stesso pavimento e delle pareti che di notte fungono da massa termica, rilasciando il calore assorbito durante le ore diurne. Per quanto riguarda la ventilazione, invece, la posizione poco felice dell’edificio, a ridosso dell’autostrada, ha costretto l’architetto ad avvalersi di un sistema di ventilazione forzata, e non naturale, con potenza installata di 30 W. Oltre alla ricerca impiantistica, come in ogni edificio che intenda ottenere una certificazione Leed, attenzione è stata data a tutti gli interni, a partire dalle rifiniture fino alla scelta dell’arredamento. Vernici e colle sono naturali, certificate senza componenti organici volatili (Voc), gli infissi ad alta efficienza contribuiscono a un ulteriore risparmio sulla bolletta (circa il 40% rispetto a tradizionali finestre) e permettono di isolare acusticamente le aree che affacciano sulla strada. Il legno utilizzato per l’arredamento delle stanze da letto, del salone e delle scale è in parte riciclato e in parte certificato in quanto legno proveniente da arbusti di scarto, cioè deceduti naturalmente.
La scelta progettuale di Helder va oltre il concetto di sostenibilità inteso come risparmio energetico, ma vuole avere anche una forte funzione sociale e dimostrativa. La palazzina è ben visibile infatti lungo l’autostrada che collega Brooklyn a Manhattan, dove il traffico è sempre molto intenso e i guidatori inevitabilmente si chiedono se quel blu intenso e brillante siano proprio moduli fotovoltaici...
Inoltre un percorso interno dedicato ai nuovi acquirenti che intendano comprare/ affittare uno degli appartamenti o studio funge da elemento di sensibilizzazione e spiega le singole scelte ambientali. Il progetto di Helder quindi è diventato un punto di riferimento per molti, architetti e cittadini, che trovano un elemento di distinzione in quella fusione tra estetica e sostenibilità rara da vedere in contesti periferici come Williamsburg.

venerdì 15 luglio 2011

Case da sogno



















Lo studio canadese Superkül Architects ha realizzato a Toronto la Split House. La casa si trova in una delle aree residenziali storiche di Toronto e si inserisce in questa cornice traducendo, in un linguaggio contemporaneo forme e materiali delle architetture che la circondano. I rivestimenti in legno e mattoni mantengono un legame stretto con la palette di colori del quartiere. Anche le proporzioni, pur rileggendo la tradizione, si inseriscono con grande armonia nel paesaggio urbano preesistente.

Uno spazio a tutta altezza occupa il centro della pianta. Attorno a questo volume si gioca tutto l’equilibrio degli interni. Sono soprattutto la scala che porta ai piani superiori e il ponte che li percorre, a dare ritmo all’architettura. Percorrendoli si succedono diverse vedute, ora sul giardino, ora sul quartiere o, semplicemente su spicchi di cielo. Una soluzione che tiene le camere da letto al secondo piano nascoste ma in contatto con l’ampio living al pianoterra. Lo spazio a doppia altezza centrale è stato progettato per massimizzare la ventilazione passiva e mantenere fresca la casa. Qui l’aria calda sale verso l’alto, grazie a un effetto camino, e viene espulsa attraverso dei lucernari. Questo movimento si collega all’aria fresca che entra dalle grandi porte a vetri che si aprono sul giardino interno. Infine, l’isolamento del tetto e delle pareti, assieme ai serramenti, riduce la perdita di calore durante l’inverno.

lunedì 11 luglio 2011

Un gioco da ragazzi secondo Borsalino



Basta piegare un foglio di carta, seguendo le pieghe impresse, et voilà: il cappellino è fatto. Non si tratta del classico copricapo in carta di giornale usato dagli imbianchini ma di un cappello firmato Borsalino. A Pitti Immagine Uomo (Firenze, tenutosi a giugno) il celebre marchio ha presentato in collaborazione con il brand Essent'ial la collezione Origami. Si tratta di una serie di cappellini in fibra di cellulosa che possono essere costruiti e modellati in poche e semplici mosse. Originali e eco-sostenibili, possono essere lavati anche in lavatrice.

venerdì 8 luglio 2011

Certificazione CasaClima per Finstral

Finstral Top 72 Classic-line ottiene la certificazione “Finestra Qualità CasaClima”. Una certificazione che non garantisce solo la qualità energetica del serramento, ma anche la progettazione e la sua posa in opera, la posa è infatti spesso il punto più critico per la qualità e l’efficienza. Le finestre Classic-line del sistema Top 72 rispondono ai diversi requisiti della certificazione come l' impiego di tripli vetri per un maggiore isolamento termico e i rinforzi d’acciaio nei profili in PVC per una maggior stabilità. CasaClima è un metodo di certificazione energetica degli edifici che recepisce le linee guida del protocollo di Kyōto.

lunedì 4 luglio 2011

A tutto sport

Con la bella stagione approfittiamo tutti per uscire a correre o a fare sport all'aria aperta. L'arredamento accontenta gli appassionati di sport che non potranno farne a menodi questi accessori per la casa...



La Golf Mug di Brink sulla scrivania degli appassionati di golf .


Il tuffatore da usare come appendiabiti. Hookmam di Kikkerland.




Appassionati di calcetto? Allora non potete rinunciare all'appendiabiti Wall Champions WCA grazie al quale potrete schierare i vostri giocatori anche sul muro di casa. RS Barcelona.



La carta va lanciata nel Canestro Sonoro di Pusher.



Body building con il sottopentola Hot Man di Peleg Design per chi il fisico lo costruisce in cucina!









Il pouf da giardino per chi ama cavalcare ed avere sempre a portata di mano la propria bibita.




Batti e corri con le cover Baseball Skin di Decal Girl per pc e psp.



Il tappeto Atletica di Regenesi per arrivare dritti al traguardo!

venerdì 1 luglio 2011

Okstudio per Arco














L’azienda olandese Arco ha chiesto ai designer di Okay Studio di riflettere sul tema del legno e su tipologie di arredo che si discostino dal catalogo dell’azienda. Il gruppo si è riunito per due settimane nella sede di Arco a Winterswijk e ha curato la realizzazione di quattordici arredi assieme a tecnici e artigiani della fabbrica. Il workshop Arco Okay non è un’iniziativa fine a se stessa, ma il seguito di Arco 12, un laboratorio tenuto dall’azienda nel 2005 in occasione del suo centenario, da cui sono nati arredi di serie quali il tavolo Slim di Bertjan Pot. I risultati di Arco Okay sono in mostra, dopo il Salone del Mobile milanese, alla galleria Vivid di Rotterdam da sempre attenta alla ricerca nell’ambito del design.