Lo scorso mese è stato inaugurato il nuovo ristorante dell'Opéra Garnier progettato dall'architetto francese Odile Decq. La realizzazione del ristorante dà continuità alla storia del Palais Garnier come indicato nel 1875 nel progetto definitivo di Charles Garnier. Dopo due tentativi non riusciti (1973 e 1992), 136 anni più tardi, il ristorante diventa realtà per mano di Odile Decq.
Nell'edificio, classificato monumento storico e quindi "tutelatissimo", si inserisce un intervento che, pur rispettando tutti vincoli a cui l'edificio è sottoposto, non si mimetizza, ma si impone con il suo carattere contemporaneo. Per raggiungere i 90 coperti in uno spazio piuttosto ridotto, si è pensato ad un mezzanino realizzato come una superficie continua, con sottili colonne appoggiati al pavimento in prossimità dei pilastri di pietra fino alle scocche di gesso bianco modellato a formare la balaustra al bordo di questa specie di vascello scivolato sotto la cupola. Una superficie che ricorda una nuvola che si sviluppa e si solleva tra gli elementi che già esistono ma che non tocca mai. Un'allusione alla forma fluida del fantasma il cui velo bianco scivola furtivamente nello spazio a coprirlo con il suo disegno proteiforme che sembra galleggiare sui convitati. Liberando lo spazio e aprendo la vista verso l'esterno. Per chi siede nelle concavità che il rosso dell'interno rende più accoglienti, la chiave di volta liberata dal suolo in basso e la volta della cupola sembrano sorprendentemente molto più vicini. La percezione dello spazio è distorta, non si capta più la simmetria della cupola, i punti i riferimento cambiano. E allora, per contrasto, lo spazio diventa più intimo e privato. Il rosso scende il grande scalone con fare teatrale e si espande al centro della sala inferiore per accogliere i tavoli e accompagnarli fino alla facciata. Sul fondo, vicino all'ingresso al cuore dell'Opéra, lo spazio comincia a chiudersi, si fa più privato in contrasto con il candore della sala, è l'atrio con il lunghi tavoli rossi continui. Al bordo un grande e lungo bar nero si insinua intorno a una colonna.
Nell'edificio, classificato monumento storico e quindi "tutelatissimo", si inserisce un intervento che, pur rispettando tutti vincoli a cui l'edificio è sottoposto, non si mimetizza, ma si impone con il suo carattere contemporaneo. Per raggiungere i 90 coperti in uno spazio piuttosto ridotto, si è pensato ad un mezzanino realizzato come una superficie continua, con sottili colonne appoggiati al pavimento in prossimità dei pilastri di pietra fino alle scocche di gesso bianco modellato a formare la balaustra al bordo di questa specie di vascello scivolato sotto la cupola. Una superficie che ricorda una nuvola che si sviluppa e si solleva tra gli elementi che già esistono ma che non tocca mai. Un'allusione alla forma fluida del fantasma il cui velo bianco scivola furtivamente nello spazio a coprirlo con il suo disegno proteiforme che sembra galleggiare sui convitati. Liberando lo spazio e aprendo la vista verso l'esterno. Per chi siede nelle concavità che il rosso dell'interno rende più accoglienti, la chiave di volta liberata dal suolo in basso e la volta della cupola sembrano sorprendentemente molto più vicini. La percezione dello spazio è distorta, non si capta più la simmetria della cupola, i punti i riferimento cambiano. E allora, per contrasto, lo spazio diventa più intimo e privato. Il rosso scende il grande scalone con fare teatrale e si espande al centro della sala inferiore per accogliere i tavoli e accompagnarli fino alla facciata. Sul fondo, vicino all'ingresso al cuore dell'Opéra, lo spazio comincia a chiudersi, si fa più privato in contrasto con il candore della sala, è l'atrio con il lunghi tavoli rossi continui. Al bordo un grande e lungo bar nero si insinua intorno a una colonna.
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