Terminato ed inaugurato a novembre 2010, l'HKDI l'Istituto del Design di Hong-Kong, progettato dagli architetti francesi dell'atelier CAAU, Thomas Coldefy e Isabel Van Haute. La grande attrezzatura dalla concezione strutturale e funzionale innovativa è destinata ad accogliere 4.000 studenti di discipline artistiche e multimediali, su una superficie di circa 42.000mq.
Il progetto, propone una reinterpretazione spaziale della città, dove gli scambi sociali si intensificano alla base dei suoi edifici e tendono a diradarsi man mano che li si percorre verticalmente. L'edificio è la metafora del foglio bianco, ovvero della creatività presa nel momento che precede la sua espressione, un'idea che esprime l'obiettivo principale dell'Istituto: raccogliere i contributi creativi per poi presentarli nella loro multidisciplinarietà.
In cemento, acciaio e vetro, la sua architettura radicale, leggera e trasparente invita ad una riflessione sulla combinazione di situazioni multiple ed opposte: introversione ed estroversione, esclusività e pubblicità, micro e macro città, classicismo e sperimentazione. La base della costruzione è una piazza urbana gigante, luogo d'incontro e scambio dotata di spazi verdi e vista sul paesaggio circostante. Uno spazio aperto e coperto dalla piattaforma superiore galleggiante, in grado di ospitare molteplici avvenimenti, grazie a 4 auditorium, una caffetteria, uno spazio deputato all'incontro con il mondo dell'industria, una sala per lo sport e un'area espositiva. Sul tetto un parco urbano e superfici per lo sport sono a disposizione degli studenti e dei visitatori. La piattaforma è come una città aerea che galleggia al di sopra delle torri, un volume bianco, minimal, vestito di vetro serigrafato. Ospita la biblioteca, l'amministrazione dell'Istituto, spazi associativi ed un tetto giardino.
Le torri sono l'anima del progetto, costituiscono infatti la struttura portante e il collegamento verticale dell'edificio. La loro stabilità è assicurata da una struttura in traliccio di acciaio detta "diagrid", dotata di un sistema convenzionale di solai con travi e piastre. Il sistema è concepito per offrire un'ottima rigidità laterale, sostenendo al contempo la piattaforma galleggiante e la struttura della scala mobile che si sviluppa per una lunghezza di 60 metri apparendo come sospesa e priva di appoggi.
In cemento, acciaio e vetro, la sua architettura radicale, leggera e trasparente invita ad una riflessione sulla combinazione di situazioni multiple ed opposte: introversione ed estroversione, esclusività e pubblicità, micro e macro città, classicismo e sperimentazione. La base della costruzione è una piazza urbana gigante, luogo d'incontro e scambio dotata di spazi verdi e vista sul paesaggio circostante. Uno spazio aperto e coperto dalla piattaforma superiore galleggiante, in grado di ospitare molteplici avvenimenti, grazie a 4 auditorium, una caffetteria, uno spazio deputato all'incontro con il mondo dell'industria, una sala per lo sport e un'area espositiva. Sul tetto un parco urbano e superfici per lo sport sono a disposizione degli studenti e dei visitatori. La piattaforma è come una città aerea che galleggia al di sopra delle torri, un volume bianco, minimal, vestito di vetro serigrafato. Ospita la biblioteca, l'amministrazione dell'Istituto, spazi associativi ed un tetto giardino.
Le torri sono l'anima del progetto, costituiscono infatti la struttura portante e il collegamento verticale dell'edificio. La loro stabilità è assicurata da una struttura in traliccio di acciaio detta "diagrid", dotata di un sistema convenzionale di solai con travi e piastre. Il sistema è concepito per offrire un'ottima rigidità laterale, sostenendo al contempo la piattaforma galleggiante e la struttura della scala mobile che si sviluppa per una lunghezza di 60 metri apparendo come sospesa e priva di appoggi.
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